La prima volta che ho visto Stella Calvani pioveva. Sono arrivato all’appuntamento innervosito dalle gocce di pioggia che mi pungevano la faccia. Ci siamo avvicinati a un grande tavolo dove erano adagiate le sue incisioni e d’un tratto un silenzio rassicurante mi ha scaldato, sospendendo il tempo. Campagne marchigiane, città invisibili, vasi rupestri, una piccola figura di spalle venuta dall’ “Isola dei morti”, la luna, paesaggi, paesaggi. Acquetinte e acqueforti di indiscutibile bellezza, alcune in nero, altre di un colore velato che accarezza le forme. Segni forti e decisi, ma allo stesso tempo delicati, ambigui. Ho la sensazione che questi lavori nell’istante in cui li guardo diventino altro. E così questa luna piena sospesa nell’oscurità del foglio all’improvviso è una pallina da pingpong che sale al cielo e accompagna lo sguardo verso l’infinito. Questo paesaggio dai toni lievemente ocra è la caverna preistorica in cui l’uomo ha inciso per la prima volta la sua presenza sulla terra. Ognuna di queste incisioni crea un mondo che ti invita ad entrare in punta di piedi. Atmosfere in cui mi riconosco, di cui mi fido, dove si nasconde l’essenziale che è sempre invisibile agli occhi. Qui dentro c’è la possibilità di dare un altro senso alle cose, perché un paesaggio è prima di tutto paesaggio dell’animo, quindi necessariamente lirico. Segni che muovono le corde dell’originario, pare di vederle le mani di Stella sulla lastra pronte a immortalare l’autentico. Ogni incisione è una poesia: Leopardi, Coleridge, si respira un sentimento romantico verso la natura che di questi tempi è sempre più prezioso. Una domanda comincia a martellarmi la testa come le lancette dell’orologio inciso sul foglio che tengo in mano. Qual è il femminile di incisore? Esiste la parola magica? Non importa, Stella per me è un’artista. Sì, un’artista. Che un piccolo apostrofo ci ricorda essere donna. Dettaglio assolutamente rilevante, perché le incisioni di Stella Calvani sono donne, forti e sensibili, capaci di dare vita allo sguardo, alla memoria, al pensiero.
Commenti
Posta un commento